Crescentino riconosce la LIS: un bel traguardo di comunità.
Crescentino riconosce la LIS: un bel traguardo nel nostro lavoro di “comunità”.
Lavorare accanto alle persone per tutelare i loro diritti. Che soddisfazione!
Questo racconto parte con un “Grazie!” commosso, fatto con la mano che si muove dalla bocca in avanti, da parte di Raffaella, Presidente dell’Ente Nazionale Sordi (ENS) di Vercelli.
E’ sempre bello ricevere un grazie pieno di gratitudine quando credi fermamente nel lavoro che stai facendo e quando sai che stai spendendo tutta te stessa per lavorare accanto ad una persona, o ad una categoria di persone, come nel caso specifico.
Ma facciamo un passo indietro, perché questa storia ha radici più profonde.
Il lavoro di comunità “per interessi”:
Quando ero tra i banchi dell’università, ricordo una lezione di “Principi e fondamenti del servizio sociale” in cui si parlava di community work…ovvero, lavoro di comunità per interessi.
Mi ha subito colpita questo parolone, ma ne ho compreso a fondo il senso solo alcuni anni dopo.
Il lavoro sui territori, nei quartieri delle città, nei condomini, per le comunità che condividono uno stesso territorio geografico è ben più noto, ma di comunità legate da interessi che accomunano determinati gruppi di cittadini, se ne sente parlare molto meno, e anche io ero un po’confusa in merito.
Ho capito cosa significasse davvero quando ho iniziato a studiare e conoscere la sordità e la LIS.
La maggior parte dei sordi sono un gruppo di persone che partono da una condizione di disabilità sensoriale per arrivare ad identificarsi come una vera e propria minoranza culturale, con proprie regole, cultura, e con una propria lingua, la LIS.
Tutto ciò si porta però dietro una serie infinita di lotte e diritti negati, poiché l’ Italia è l’unico paese europeo a non aver ancora riconosciuto la lingua dei segni. Pertanto l’accessibilità comunicativa nei vari luoghi pubblici e privati, non è garantita alle persone sorde, ed è possibile solo in forma privata, cioè è la persona sorda che si paga di tasca propria l’interprete grazie al (piccolo) contributo previsto dall’ indennità di comunicazione.
Ma tutto questo cosa vuol dire concretamente?
Significa che in ospedale, in situazione di emergenza, l’interprete non c’è perché non è stato “prenotato” prima. A scuola e in università il supporto è limitato a poche ore o ad educatori che non conoscono la LIS o la sordità. Negli uffici pubblici, nei tribunali o ai servizi sociali nessuno sa come fare a rapportarsi con una persona sorda. Anche in presenza dell’interprete, manca nei servizi, tra gli assistenti sociali, gli insegnanti, i medici, la conoscenza di quel che è davvero la sordità e di quelli che sono i reali e più profondi bisogni della persona sorda (che vanno ben oltre la sola lingua dei segni).
Insomma, mi sono innamorata della LIS e delle sue potenzialità incredibili, e ho preso a cuore questo mondo apparentemente silenzioso, ma che cela dentro di sé una realtà complessa e variegata.
Così ho fondato un’associazione, LISten APS, che si occupa proprio di inclusione delle persone sorde nella società e della diffusione della LIS e della cultura sorda, affinché i diritti universali delle persone sorde possano essere garantiti in ogni luogo.
Insomma, basta conoscersi reciprocamente e tutto diventa un po’più facile, no?
Il lavoro di comunità per interessi però non riguarda solo le persone sorde, ma chiunque condivida una situazione, un bisogno, un problema, e desideri mettersi in connessione altri per avere un supporto personale e di tutela dei propri diritti.
Quindi in cosa consiste il mio lavoro ?
Aiuto le persone con interessi comuni a collegarsi tra loro, perché si sa, il confronto con chi vive un qualcosa simile a te è una risorsa da non sottovalutare affatto. La condivisione tra le persone consente di far emergere i bisogni che ognuno ha, e di intraprendere un’azione individuale e comune per farvi fronte.
Come?
- Attraverso consulenze private di orientamento ed accompagnamento ai servizi (che si sa, sono un mondo complesso di burocrazia e rimpalli tra un ufficio e l’altro!)
- Accompagnando le persone passo dopo passo nella definizione e raggiungimento dei propri obiettivi.
- Organizzando gruppi di confronto e supporto tra persone che condividono una stessa situazione.
- Premendo insieme alle persone per ottenere le risposte necessarie. Lavoro infatti in stretta connessione con i funzionari dei servizi pubblici e privati dei territori per aiutarli a cogliere e comprendere i bisogni delle comunità e delle persone , ed aiutarli (eventualmente) nella progettazione e programmazione. Ecco perché collaboro anche con gli avvocati per consulenze tecniche di parte rispetto all’operato dei servizi sociali e per costruire strategie socio- legali.
- Offrendo consulenza professionale specializzata ad associazioni o gruppi che si sono già formati e hanno bisogno di qualcuno che li supporti e indirizzi per riuscire a far fronte ai propri bisogni (è questo il caso di associazioni specifiche come quella dei genitori di bambini con una determinata patologia, che vogliono essere seguiti da un’esperta di servizio sociale per capire a quali risorse e servizi possono avere accesso o gruppi di mamme di una classe scolastica che condividono una difficoltà e vogliono capire come agire… ecc..).
- Aiutando le persone a creare iniziative nuove, lavorando insieme a loro, supportandole e accompagnandole ai vari servizi quando necessario.
Tutto ciò viene fatto con chiunque abbia specifiche situazioni problematiche come per esempio le famiglie con figli disabili o famiglie che stanno attraversando una stessa fase del ciclo di vita, che stanno per diventare genitori o si stanno separando.
Il mio obiettivo è che la vita delle persone che incontro possa migliorare grazie ad una ri- trovata capacità di sviluppare le risorse che ognuno ha in sé.
Tutto questo lo raggiungiamo insieme, grazie ad una serie di azioni professionali che metto in campo, e che vanno dall’ascolto, alla consulenza sociale, alla progettazione, alla mediazione, al coaching, al lavoro di gruppo, al contatto diretto con i servizi e non ultima… alla lotta per il rispetto dei diritti umani di tutti!
Crescentino, mercoledì’ 16 ottobre 2019
E così arriviamo allo scorso 16 di ottobre, un caldo mercoledì pomeriggio, dove sono salita al palazzo comunale di Crescentino con Raffaella Serchione, presidente dell’Ente Nazionale Sordi sezione provinciale di VC, a formalizzare il Riconoscimento Locale della LIS (già deliberato lo scorso dicembre dalla precedente amministrazione) davanti all’assessore alle politiche sociali Antonella Dassano.
Perché questo momento è stato tanto importante?
Perché il riconoscimento locale della LIS si traduce in una particolare attenzione alla sordità e al diritto alla comunicazione dei cittadini sordi del territorio, anche attraverso attività di sensibilizzazione sul tema volute e sostenute dal Comune stesso.
Inoltre rappresenta una presa di posizione precisa davanti a chi ha potere legislativo a livello nazionale. Se tutti i Comuni e le Regioni riconoscessero la LIS, questa dovrà obbligatoriamente essere riconosciuta anche a livello nazionale.
Ma Crescentino, stavolta, si colloca tra i comuni virtuosi e pionieristici a sostegno di una comunità che richiede il rispetto dei propri diritti umani, come sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006, e a cui l’Italia ha aderito già nel 2009, senza mai applicarla completamente. L’italia è infatti l’unico Paese europeo (e non solo) a non aver ancora riconosciuto la lingua dei segni.
Quando la situazione è questa, è quindi necessario che le azioni concrete partano dal basso!
Insomma, le strade del lavoro sociale sono infinite!
Erica Zani
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