Uscire dalla confort zone e iniziare a… correre!
Anche i coach devono uscire dalla confort zone e iniziare a… correre!
Uscire dalla confort zone per superare i propri limiti. Il racconto di una domenica sportiva.
Suona il telefono, è Lisa… :”sei iscritta alla 5 km. La Stratorino è domenica”
“No no, io non….” tu tu tu
Inizia più o meno così l’appuntamento con uno dei miei incubi più grandi: la corsa!
Ho iniziato ad odiare la corsa alle medie, quei famigerati test di Cooper, mi facevano sempre sentire con il fiato a pezzi. Credo di non aver mai imparato a respirare correttamente. L’antipatia per lo sport non migliora manco alle superiori, complice una professoressa davvero poco simpatica. Perché a volte i limiti nascono proprio quando chi più dovrebbe incoraggiarci a fare qualcosa, ci fa invece sentire inadeguate.
E così mi ritrovo a 30 anni, un discreto passato nel nuoto, che risale ormai a 16 anni fa, qualche lezione di pugilato, un abbonamento ritirato in palestra. Lo sport non fa per me!!!!
Tuttavia ho sempre guardato con ammirazione chi ce la fa e ho sempre pensato di potercela fare anche io ad essere brava negli sport, perché in fondo lo so di essere abbastanza portata. Ma sai quelle cose che sono più forti di te. Che proprio non puoi farcela perché è troppo. Troppa fatica, troppo oltre i propri limiti, troppo tutto… E così molli. Molto più comodo essere la pigra del gruppo, che poi fa personaggio.
Si chiama confort zone, ed è tanto comoda, proprio come il mio divano.
LA CONFORT ZONE:
La confort zone è uno stato psicologico per il quale rimanere a contatto con cose, persone, situazioni familiari preserva da ansia, paura o stress. Tutti abbiamo le nostre zone di confort, e averne una è un bene, ma è anche importante saperne uscire quando necessario. Invece molto spesso la confort zone limita le nostre possibilità di crescere e migliorare.
IL SENSO DI INSODDISFAZIONE:
Sentire di non crescere e non progredire nei diversi ambiti della vita a lungo andare può portare un senso di tristezza e inadeguatezza, perché dentro si sente la sensazione di non raggiungere mai gli obiettivi.
Invece da sperimentare c’è molto: viaggi, luoghi, culture, persone e sport… già, lo sport!
Per me è così. La mia confort zone, si sa, è il divano . Perché fare fatica, insomma? E perché correre se nessuno ti insegue. Questo è sempre stato il mio mantra.
Però tra i miei desideri c’è quello di prendermi maggiormente cura di me e di condurre una vita più sana di quella che ho sempre condotto. Ed è così che, per forza di cose, entra in gioco l’attività fisica (!)
E allora mettere un piede al di fuori della propria comodità si rende necessario, e domenica scorsa, per la prima volta, l’ho fatto. Ho partecipato ad una corsa!
Ti chiederai, ma da sola come posso fare?
La volontà e la motivazione di superare il tuo limite deve necessariamente partire da te. Questo è alla base di ogni percorso di coaching. Se le cose le fai per gli altri, sei destinata ad andare incontro al fallimento. Però ci sono alcuni fattori che ti consentono di raggiungere con maggior facilità il tuo obiettivo e ti accompagnano a mettere il primo piede fuori dalla tua zona di confort, magari dimostrandoti che al di là della tua paura (e della tua pigrizia, come nel mio caso) la bellezza e la gioia sono tante.
Ricordi, ce lo insegnavano anche Roberto e Federico durante l’evento: “Superare i limiti attraverso lo sport”… fa male, fa paura, serve qualcuno che ti motivi fortemente e ti faccia sentire dentro che ce la puoi fare, ma poi dall’alto della cima della montagna, la vista è bellissima!!!
E insomma, se Roby è riuscito ad arrivare sulla cima del Kilimangiaro con una gamba sola, io riuscirò ben a correre 5 km senza morire!
I FATTORI FACILITANTI:
I fattori facilitanti sono tutti quegli aspetti che ti possono dare una spinta ad agire con perseveranza, consentendoti di arrivare più agevolmente all’obiettivo prefissato. Possono essere persone, oggetti, luoghi, ecc…
I miei fattori facilitanti sono stati Lisa e Matteo. Il fatto di correre accanto a loro e passare una mattinata diversa insieme a loro, mi ha spinta ad accettare. Avere Lisa che per 5 km mi ha icoraggiata ad ogni mio fiatone mi è servito ad arrivare al fondo del percorso. Avere Matteo all’arrivo che mi ha fatto sentire una bravissima “atleta” (anche se razionalmente so che non è proprio vero del tutto) mi ha spinto a dire “Vabbè, potrei farlo un’altra volta”. Dopotutto la sensazione di forza provata al traguardo, devo ammetterlo, è stata impareggiabile. Mi sono sentita davvero in vetta ad una montagna!
Perché se è vero che l’obiettivo deve essere SMARTER, e quindi rilevante soprattutto per se stessi, è anche vero che vedere l’orgoglio e la felicità di avermi lì a correre con loro, negli occhi di Lisa e Matteo, ha reso più grande anche la mia di gioia di aver superato per una domenica il mio limite.
Dopotutto è proprio uscendo da un posto sicuro che possiamo trovarne un altro che magari è ancora più sicuro!
Erica Zani
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