
“LA VALIGIA ARAN” di Andrea Antonello, 5 buoni motivi per leggerlo
“LA VALIGIA ARAN” di Andrea Antonello, a cura di Fulvio Ervas.
Inizio questo articolo facendo una confessione: non conoscevo Andrea Antonello.
O meglio, lo conoscevo di fama ma l’ho sempre percepito come qualcosa di montato ad arte da altri , facendo leva sul suo essere un ragazzo con autismo. Pertanto non ho mai letto il bestseller “Se ti abbraccio non avere paura” e neppure ho mai visto il docu- film tratto dal libro.
Ma devo fare un mea culpa.
Per Natale ho ricevuto in dono “LA VALIGIA ARAN”… e sono rimasta davvero colpita piacevolmente.
Ecco perché ve lo consiglio:
1. Permette di “entrare nella mente” di una persona con autismo.
Il mondo talvolta impenetrabile delle persone con autismo porta a pensare che non abbiano pensieri, emozioni o che non comprendano il mondo circostante. Andrea con la sua visione della realtà non filtrata dalle convenzioni, spesso cruda e tagliente, ci aiuta a capire che non è così. Anzi, la sua mente è brillante e la sua lettura della realtà è sempre precisa e puntuale quando interpellato.
2. Induce chi legge a fare un piccolo sforzo di empatia. Che non fa affatto male.
3. Permette di conoscere il corretto uso della comunicazione facilitata.
Quello della comunicazione facilitata è una tecnica che permette ai ragazzi con difficoltà a verbalizzare di esprimere emozioni e bisogni, scrivendo al computer grazie all’aiuto del sostegno fisico ed emotivo di un operatore o familiare che gradualmente tocca mani, gomito, spalle, fino ad indirizzare la persona a scrivere da sola, quando possibile. E’ una tecnica da “prendere con le pinze” . Spesso proposta con troppa leggerezza, in modo standardizzato o come una bacchetta magica, non è certamente applicabile a tutti. Ed è bene sottolinearlo. Ma quando è possibile proporla è sicuramente uno strumento importante. Nel caso di Andrea lo è stato. Mi è anche piaciuto che non sia stato omesso lo scetticismo iniziale che il papà di Andrea nutriva verso questa modalità comunicativa. Ha temuto per molto tempo che fosse la psicologa a guidare Andrea verso le lettere, condizionando i contenuti dei suoi messaggi. Finché la mano della persona di supporto non è arrivata a toccare la spalla di Andrea, rendendo evidente che non c’era condizionamento, il papà ha nutrito dubbi al riguardo.
4. Mostra il ruolo della famiglia nella capacità di autodeterminarsi di Andrea.
E’ evidente dal libro come la famiglia non abbia mai omesso ad Andrea la sua situazione di bambino prima, e ragazzo dopo, con autismo. Con tutto ciò che ne comporta. Ciò ha reso possibile ad Andrea di parlarne apertamente e di esternare i suoi vissuti rispetto all’autismo, che si modificavano con lui.
Inoltre emerge come Andrea sia sempre stato coinvolto dai genitori in tutte le decisioni o avvenimenti che lo riguardavano. E questo è raro per i genitori di figli con disabilità. I genitori di Andrea l’hanno sempre considerato capace di scegliere per se stesso, sostenendolo quando reputavano fosse una buona idea, e limitandolo quando invece ritenevano che non lo fosse o che fosse troppo presto per lui. Incoraggiandolo e credendo in lui quando Andrea aveva paura. Ciò ha reso Andrea un ragazzo che nonostante tutti i nonostante, vive da solo, collabora con il papà nelle attività della loro associazione, manda messaggi di speranza e sostegno alle mamme di altri bambini con autismo, che viaggia ed è capace di sognare.
5. Insegna parole “nuove” inventate da lui e usa in modo inedito quelle note a tutti, inducendoci a riflettere proprio tanto e anche a sorridere un bel po’.
Super consigliato!
Leggerò anche il precedente del loro viaggio.
Erica
Erica Zani
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